14.01.22 / India
Sala Don Bosco – Istituto Salesiano Maria Ausiliatrice Rainerum Salesiani Don Bosco – P.zza Domenicani, 15
Per assicurarti l’evento prenota da questo link.
India, il paradosso di uno dei maggiori produttori di vaccini che però ha già registrato oltre 200.000 morti a causa dell’epidemia di Covid 19.
I terreni trasformati in vasti campi crematori, il sistema sanitario al collasso: questa è la realtà da inferno dantesco che sta vivendo l’India dove gli ospedali non hanno più ossigeno e neppure sedativi per intubare gli ammalati gravi.
Nel 2020 il primo ministro N.Modi costringe Amnesty International a lasciare l‘India: un segnale preoccupante per una delle piu grandi democrazie del mondo.
200.000 morti e milioni di contagi, la seconda ondata fuori controllo, il Covid-19 travolge l’India e il sistema sanitario è al collasso. Le pire funerarie continuano a bruciare. La campagna vaccinale interna e la produzione di vaccini per il mondo sono a rischio.

La fase di riapertura dopo il lockdown in India ha scatenato una nuova emergenza nelle zone rurali: lavoro minorile, abbandono scolastico e tratta sono in aumento come conseguenza della crisi economica
Nel 2020 Amnesty è stata costretta a lasciare l India dal primio ministro N.Modi dopo
anni di intimidazioni e tentativi da parte delle autorità di ostacolarne il lavoro in difesa dei diritti umani. Un segnale preoccupante per la più grande democrazia al mondo
In Kashmir dopo la revoca dell’autonomia un anno fa, sono cancellati i diritti umani.
Repressione del dissenso, internet bloccato, effetti a cascata su diritti civili, sociali ed economici. Arresti arbitrari e una situazione peggiorata ancora di più con il lockdown legato all’emergenza sanitaria.
Un gruppo di esperti in diritti umani dell’Onu condanna l’India per arresti arbitrari e motivati politicamente di attivisti e studenti. In un momento in cui l’epidemia investe ancora duramente il subcontinente (il Paese è da ieri il terzo Stato al mondo più colpito dal nuovo coronavirus), il governo di Narendra Modi reprime le proteste contro la legge sulla cittadinanza anti-mussulmani.

Ma oltre al dramma dell’esodo di milioni di lavoratori rimasti senza lavoro c’è lo sforzo di alcuni progetti che comunque garantiscono autonomia e opportunità di impiego a decine di donne vulnerabili di Mumbai, come “I WAS A SARI”.
Dietro ogni prodotto di “I was a Sari” ci sono due bellissime trasformazioni. La prima è quella del sari, il tipico vestito delle donne indiane, che, riciclato, vive una seconda vita come accessorio di moda , gioielli in stoffa e tessuti ornamentali. La seconda è quella delle donne che lo lavorano e lo producono e escono dalla povertà assoluta grazie al proprio lavoro. “I was a Sari” è molto di più di un progetto: è una vera e propria iniziativa sociale che, attraverso il riciclo dei sari, garantisce un’entrata economica sicura alle donne degli slum di Mumbai. I prodotti di questo progetto si possono trovare in tutte le botteghe della nostra cooperativa Mandacarù.
I relatori di questa serata sono:
Maria Tavernini, giornalista indipendente che scrive tra l’altro su Al Jazeera, TPI e Q Code Magazine ci racconterà cosa sta succedendo in India e come si è potuti arrivare a questa situazione
Sara Cavallini di Oxfam Italia farà da contrappunto raccontando la storia del progetto „I was a sari“ portato avanti con successo, nonostante la pandemia, assieme al gruppo di donne che vivono negli slum di Mumbai.