16.11.2018 / Birmania
Dal Nobel per la pace all’accusa di genocidio
Il Myanmar è oggi il primo esportatore di metanfetamine al mondo e il secondo per l‘oppio; è anche il paese accusato di genocidio contro i Rohyinga e del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi che oggi guida una difficile transizione.
Dopo quasi mezzo secolo di dittatura militare che ha tenuto agli arresti domiciliari per oltre dieci anni, Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la pace, dal 2015 è iniziato un faticoso processo di pacificazione e democratizzazione guidato dallo stesso premio Nobel che si trova tuttavia a fare i conti con un potere militare ancora oggi molto forte e contraddizioni interne come la negazione dei diritti umani del popolo Royinga.
Ci parleranno di queste contraddizioni:
Cecilia Brighi, segretaria generale di Italia-Birmania Insieme . autrice del libro “Le sfide di Aung San Suu Kyi per la nuova Birmania”, i cui diritti d’autore sono stati donati ad organizzazioni democratiche e sindacali birmane
Albertina Soliani, presidente dell’Associazione “Amicizia Italia-Birmania”,
che si adopera per favorire il processo democratico, la pianificazione, l’autodeterminazione e la risoluzione dei conflitti nel rispetto dei diritti umani in Myanmar.